Fino a pochi decenni fa il pane era un alimento che si faceva in casa e il lievito veniva tramandato di madre in figlia. Il pane è un alimento molto antico e sembra avere origine in Medio Oriente nella Mezzaluna fertile, a cavallo fra il Mesolitico e il Neolitico. Il pane in qualche modo ha seguito la storia dell’uomo, diventando un importante alimento quotidiano e anche uno strumento liturgico per molte religioni. Ogni paese, contrada, castello, villaggio era dotato di uno o più forni per il pane e di almeno un mulino, da questo si può dedurre che come alimento fosse considerato essenziale per i popoli antichi.
Oggi viviamo un tempo dove questo alimento viene visto come “carboidrato cattivo”, infiammante e acidificante. Questo modo moderno di percepire il pane non dipende dal pane in sé, ma da come esso viene prodotto: se il pane è il risultato frettoloso della modernità nelle farine, nei lieviti, nei metodi, nell’acqua, nelle cotture, allora questa visione può essere corretta.
C’è tuttavia un altro modo di fare il pane, un modo dove l’amore per la vita, per se stessi e per gli altri fa da guida nelle scelte delle farine, dei metodi e della cura che si mette per farlo. Questo pane è un alimento buono.
Lievitista, cuoco, pasticcere, instancabile studioso e ricercatore dell’alimentazione. Appassionato di cucina fin da piccolo, già molto giovane apre la sua prima trattoria.